Cosa crediamo.

Ci definiamo cristiani evangelici perché crediamo solo in tutto quello che è insegnato nell'Evangelo, e rifiutiamo le dottrine che nel corso dei secoli sono state formulate in portacontrasto con l'insegnamento biblico. Gesù ci ha insegnato una via semplice e chiara di vivere la fede, e crediamo che Dio ci conceda, per seguire quella via, un aiuto valido nello Spirito Santo. L'Evangelo presuppone una decisione personale e non l’obbedienza passiva ad una istituzione ecclesiastica.

Cosa crediamo

In ubbidienza alle Sacre Scritture dell'Antico e Nuovo Testamento noi crediamo:
- in Dio Padre, Creatore dei mondo e Signore della storia;
- nel Figlio, Gesù Cristo, Dio stesso fattosi uomo per la nostra salvezza, nostro Salvatore e Signore;
- nello Spirito Santo, Dio in noi, che ci rigenera a vita nuova e ci santifica.

Per noi Gesù Cristo è la via, la verità e la vita, unico fondamento della nostra esistenza e guida del nostro comportamento. Crediamo che Gesù Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1Tim. 2:5), non riconosciamo quindi altri intermediari (Madonna, santi, magistero ecclesiastico, sacerdoti, ecc.). Da momento che Cristo è il Signore risorto e vivente, che intercede sempre per noi, l'unico capo della Chiesa, sempre presente in mezzo a noi, non vi è posto nel nostro credo evangelico per un suo vicario (il Papa). Poiché Cristo Gesù è l'unico sacerdote che ha offerto se stesso per la redenzione dell'uomo una volta per tutte sulla croce (Ebrei 7.25-27), noi crediamo che il suo sacrificio non possa essere rinnovato o ripetuto nella messa.

Quanto ai ministeri nella Chiesa, noi affermiamo il sacerdozio universale di tutti i credenti e confessiamo che tutti i ministeri sono strumenti per l’annuncio di Gesù Cristo. Perciò nelle Chiese Evangeliche sono riconosciuti vari ministeri (cioè servizi) e tutti i credenti, secondo i doni che lo Spirito concede loro, sono chiamati ad esercitarli nell'ambito della comunità e fuori di essa per adempiere alla vocazione missionaria della Chiesa. Per noi evangelici ciascun ministero è espresso nella Chiesa in collaborazione con gli altri ministeri e in reciproca sottomissione; nessuno di essi, neppure quello pastorale, costituisce un clero cioè uno «status» diverso da quello proprio del sacerdozio universale di tutti i credenti.

L'unico fondamento della nostra fede è la Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture dell'Antico e    del Nuovo Testamento (che formano nel loro insieme la Bibbia). Crediamo che lo Spirito Santo guida chi ricerca nella Bibbia la verità, e che la Bibbia, pur essendo stata donata alla Chiesa, è e rimane al di sopra della Chiesa quale unica norma di fede che deve verificare e giudicare tutto ciò che nella Chiesa si dice e si crede.

Quanto ai sacramenti riconosciamo soltanto i due che sono stati istituiti da Gesù: il Battesimo e la Santa Cena. Il Battesimo è il segno che noi siamo morti e risorti in Cristo, apparteniamo a Dio e per grazia siamo inseriti nella Chiesa Universale, il corpo di Cristo. Perciò il battesimo è anche il segno della remissione dei peccati, annunziata dall'Evangelo a coloro che si ravvedono e credono (Atti 2.38). Noi crediamo con l'apostolo Paolo che l'uomo è «salvato per grazia mediante la fede». La salvezza è, dunque, il dono gratuito che ci viene da Dio e che, mediante la fede diviene realtà per ciascuno di noi. Perciò la certezza della salvezza personale non dipende dalle nostre opere o dai nostri meriti, ma solo dalla grazia di Dio. Le opere, che devono essere abbondanti e spontanee nella vita di ogni credente, sono dunque la conseguenza della salvezza ricevuta. Sono i frutti della fede, il segno visibile della ricorrenza a Dio. Vivendo, infatti, nella fede, noi scopriamo la gioia dell'ubbidienza ai comandamenti di Dio ed attuiamo un’osservanza libera e responsabile, che non è dettata né dalla paura dell'inferno, né dalla sottomissione ad un’autorità ecclesiastica, né dall’ambizione di meritare qualcosa. La vita dei cristiano nella ubbidienza della fede è per noi essenzialmente un segno di amore in risposta all'amore infinito di Dio. (L. Zacchi)